Il Conte di Montecristo Sono numerosi gli autori ed i romanzieri appartenenti a Società esoteriche che hanno saputo celare, nelle loro opere, particolarissimi messaggi diretti e comprensibli solo agli Iniziati, ovvero a coloro i quali sono in possesso di un cuore puro ed hanno intrapreso un cammino fatto di Conoscenza interiore. Abbiamo già diffusamente parlato, in un altro articolo, di Jules Verne, il quale ha celato numerorissimi messaggi massonici e persino templari, nelle sue opere. Ma come non citare il rosacrociano Edward George Bulwer-Lytton con il suo celebre romanzo “Zanoni”, Gaston Leroux autore de “Il Fantasma dell'Opera” ed infine Alexandre Dumas padre. E' proprio di costui che vorremmo qui parlare. Alexandre Dumas, amico ed ammiratore di Garibaldi ed iniziato alla Massoneria nella Loggia all'Oriente di Napoli "Fede Italica", fu autore, oltre che del celebre ciclo dei “Moschettieri”, anche del romanzo esoterico "Giuseppe Balsamo", relativo alle gesta del conte-mago Cagliostro. Ma non di questo vogliamo parlare, bensì di un'altra celeberrima opera del Nostro: “Il Conte di Montecristo”. Ecco che, grazie all'ausilio del poeta napoletano Francesco Gaeta (1879 - 1927), corrispondente di Dumas e fine studioso di esoterismo ed alla rarissima opera "Il Conte di Montecristo: favola alchemica e massonica vendetta", di Clara Miccinelli e Carlo Animato, edito dalle Edizioni Mediterranee, è possibile risalire al significato più profondo dell'opera immortale del Dumas padre. Orbene, il Gaeta, personaggio sicuramente controverso (fu iniziato alla Massoneria, ma ne uscì subito polemizzando, visto anche il suo essere ferocemente antisemita), non era certo persona digiuna di tematiche legate alla simbologia ed all'occulto. Egli tenne, fra i suoi documenti più preziosi, un taccuino che intitolò "Hortulus Mysterii", ove, fra gli altri scritti, riuscì ad interpretare, in chiave massonico-alchemica, l'opera del celebre autore francese. Tanto vi riuscì che il Dumas stesso gli rispose: "Avete ben compreso il segreto di Monte Cristo. L'alchimia e la massoneria. Nel mezzo, il tesoro". In sostanza, che cosa era riuscito a svelare, il Gaeta ? Il cammino di perfezionamento interiore del postulante Edmond Dantès: il protagonista de "Il Conte di Montecristo". Edmond, imprigionato ingiustamente nel Castello d'If, qui, incontrerà l'italiano Abate Faria, un Grande Iniziato (che il Gaeta identifica con il Trentesimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato, ovvero quello di Cavaliere Kadosh) che lo inizierà, appunto, ai Grandi Misteri dell'Alchimia e della Massoneria. Il "potere" acquisito dal Dantès, purtuttavia, sarà da lui utilizzato per vendicarsi - una volta scoperto il tesoro di Faria - ovvero per assumere le sembianze di Sindbad il marinaio orientale (che il Gaeta raffigura con la carte del Re di Bastoni); dell'Abate Busoni (Re di Coppe); di Lord Wilmore (Re di Danari) e nel Conte di Montecristo (Re di Spade). E tutto ciò allo scopo specifico di farla pagare ai suoi accusatori. Ora, non indugiando ulteriormente nella vicenda dumasiana, Dantès-Conte di Montecristo giungerà, al termine del suo "viaggio massonico", ad una consapevolezza: il pentimento ed il perdono dei suoi carnefici. Egli rinuncerà dunque al suo tesoro, per tornare nuovamente povero e libero. Da ricco parvenu eccolo diventare aristocratico Saggio, ovvero un perfetto Massone. Ecco, dunque, il significato profondo che Dumas padre volle infondere nel suo semplice feuilletton. Certo che qualche Iniziato avrebbe ben compreso il messaggio. Ieri come oggi. Luca Bagatin www.lucabagatin.ilcannocchiale.it