Il regime satanico Davide Galliani

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Introduzione

L'aspetto che più mi affascina della Bibbia è sicuramente la caratteristica della sua unità nella diversità: essa infatti è composta da sessantasei libri diversi, composti da differenti autori e secondo vari generi letterari, ma nonostante tutte queste diversità riesce a mantenere una preziosissima armonia e coerenza nel suo contenuto. Nella mia tesi di laurea ho potuto approfondire questo aspetto prendendo in esame alcune situazioni specifiche, ma il mio interesse non si è sicuramente esaurito con questa esperienza. L'unità nella diversità, infatti, è risultata la caratteristica che ho potuto riconoscere in ogni aspetto del creato: nella natura, nel genere umano (formato dai due sessi), nelle etnie, nelle società umane, e in ultima analisi anche e soprattutto nella Chiesa. Da qui il pensiero che questa particolarità sia senza dubbio gradita al Signore e, al contrario, osteggiata dall'avversario. Seguendo questo pensiero infatti ho constatato come tutte le forme storiche di orgoglio e ribellione siano sfociate nel desiderio di uniformare le civiltà, piuttosto che apprezzare le varie differenze, e questo senza dubbio con un importante contributo del “principe di questo mondo”. La natura corrotta dell'essere umano e la natura ribelle di Satana si trovano concordi nel voler soggiogare il prossimo per ergersi al di sopra di tutti e di tutti, fino a diventare come Dio. L'analisi sistematica delle Scritture in questo libro che state per leggere, vuole offrire quindi la possibilità di definire in modo lucido questo principio spirituale, seguendo un percorso volto all'acquisizione di una nuova consapevolezza sull'insegnamento biblico per questo tema e sui pericoli che possono insidiare i popoli, i credenti, e persino intere comunità cristiane. Verificare questa caratteristica della Chiesa (paragonata nel Nuovo Testamento ad un organismo vivente) in contrasto agli imperi di ispirazione satanica, vincola infatti all'apprezzamento delle diversità dei doni e dei ministeri dei credenti, pur mantenendo un preciso ordine interno necessario al mantenimento di un prezioso equilibrio. Il pericolo di imporre un ministero specifico sopra tutti gli altri, un dono specifico sopra gli altri doni, non fa altro quindi che far ricadere nella pericolosa tendenza denunciata dall'apostolo Paolo quando scrisse: “l'occhio non può dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né il capo può dire ai piedi: «Non ho bisogno di voi»” (1 Co 12:21). Cari lettori, stiamo per iniziare insieme questo viaggio nelle Scritture, un viaggio che inizierà con il libro di Genesi e finirà con il libro di Apocalisse; un viaggio che spero possa condurre verso una nuova e proficua riflessione sulla Parola di Dio.

Capitolo primo La fondazione di Babilonia

Tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole. Dirigendosi verso l'Oriente, gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Scinear, e là si stanziarono. Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamo dei mattoni cotti con il fuoco!» Essi adoperarono mattoni anziché pietre, e bitume invece di calce. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra». Il SIGNORE discese per vedere la città e la torre che i figli degli uomini costruivano. Il SIGNORE disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. Scendiamo dunque e confondiamo il loro linguaggio, perché l'uno non capisca la lingua dell'altro!» Così il SIGNORE li disperse di là su tutta la faccia della terra ed essi cessarono di costruire la città. Perciò a questa fu dato il nome di Babel, perché là il SIGNORE confuse la lingua di tutta la terra e di là li disperse su tutta la faccia della terra. Genesi 11:1-9 In questo primo capitolo, dovevamo necessariamente partire dall'inizio, ossia dal libro biblico di Genesi. Dopo gli avvenimenti della cosiddetta “preistoria biblica” e il giudizio del diluvio universale, la narrazione continua con la presentazione della discendenza dei figli di Noè, e con la creazione della famosa torre di Babele. Dal punto di vista archeologico, la torre di Babele viene associata all'Etemenanki, la principale ziqqurat della città di Babilonia. Il suo nome in sumerico significa "casa delle fondamenta del cielo e della terra" e secondo la tradizione babilonese venne costruita nel II millennio a.C. dal re Hammurabi. Più volte distrutta e ricostruita, gli ebrei poterono vederla durante la loro deportazione (597 a.C - 538 a.C.), in una forma che mostrava l'incompiutezza del restauro di quel tempo. Secondo la tradizione ebraica invece, Nimrod fu il fondatore di Babele/Babilonia: con il suo popolo scoprì la stregoneria e desiderò costruire questa torre per assicurarsi la salvezza anche nel caso in cui Dio avesse mandato sulla terra un nuovo diluvio. I commentatori ebraici osservano che è bene per i malvagi essere divisi ed è bene per i giusti essere uniti, per questo il Signore confuse i costruttori della torre. In un periodo successivo, Hammurabi avrebbe restaurato la torre e la città.

CONSIDERAZIONI SUL CONTESTO LETTERARIO Il racconto della torre di Babele manifesta un'indipendenza letteraria che porta al pensiero di un'esistenza precedente alla redazione della Genesi. Si ritiene infatti che questa tradizione più antica sia stata incastonata nel libro biblico durante le fasi della sua redazione finale, avvenuta secondo la moderna critica biblica intorno al VI - V secolo a.C. Questa tesi è supportata da importanti indizi interni, che mostrano per esempio come questo testo interrompa il filo narrativo del libro, posizionandosi tra il riferimento ai "figli di Sem" (10:31) e al proseguimento logico di questo tema presente immediatamente dopo il racconto di Babele (11:10). Accostando questi due versetti possiamo vedere come doveva essere lo svolgimento originario: Genesi 10:31 Questi sono i figli di Sem, secondo le loro famiglie, secondo le loro lingue, nei loro paesi, secondo le loro nazioni. Questa è la discendenza di Sem. Sem, all'età di cento anni, generò Arpacsad, due anni dopo il diluvio. Genesi 11:10 Vi sono inoltre ulteriori elementi da considerare a proposito. L'esistenza di Babele infatti era già stata menzionata nel capitolo precedente: Cus generò Nimrod, che cominciò a essere potente sulla terra. Egli fu un potente cacciatore davanti al SIGNORE; perciò si dice: «Come Nimrod, potente cacciatore davanti al SIGNORE». Il principio del suo regno fu Babel, Erec, Accad e Calne nel paese di Scinear. Genesi 10:8-10 Così come era appena stato presentato il motivo della dispersione dei popoli: Genesi 10:32 Queste sono le famiglie dei figli di Noè, secondo le loro generazioni, nelle loro nazioni; da essi uscirono le nazioni che si sparsero sulla terra dopo il diluvio. Ma anche l'esistenza di differenti lingue: Genesi 10:5 Da costoro derivarono i popoli sparsi nelle isole delle nazioni, nei loro diversi paesi, ciascuno secondo la propria lingua, secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni. Il capitolo dieci di Genesi aveva quindi già ricordato la città di Babele, presentando la dispersione dei popoli e la differenza delle lingue come risultato di una naturale crescita del genere umano, che si era ricostituito grazie alla discendenza di Noè. I riferimenti del capitolo dieci sono intrisi di speranza, individuando un'ideale "unità nella diversità" come risoluzione del dramma appena avvenuto, e come inizio di una nuova epoca. Tutto questo però deve essere sembrato incompleto. E' vero, l'umanità era rinata ed era tornata a popolare la terra, era sorta una nuova dinastia benedetta da Dio, ma anche in questo nuovo mondo era presente la malvagità. Anche in questo nuovo mondo, dove tutti gli esseri umani erano discendenti di colui che "trovò grazia agli

occhi del Signore", esistevano persone egoiste e violente, persone che sfruttavano il prossimo per il proprio vantaggio. Il disegno originale di Dio di un'unità nella diversità era stato ancora una volta corrotto, e questo avvenimento doveva essere denunciato in tutta la sua gravità. Per questo motivo da un semplice accenno a Nimrod, il cui principio del regno fu Babele, è sorta la necessità di raccontare meglio la nascita di una nuova dinastia spirituale che, per usare le parole dei libri delle Cronache, fin dall'origine fece ciò che è male agli occhi del Signore. L'ANALISI DEL BRANO

Dopo queste considerazioni, arriviamo ora al testo che vuole essere vero e proprio protagonista di questo capitolo. Esso appare facilmente suddivisibile secondo il parallelismo antitetico - in quattro sequenze narrative. All'inizio abbiamo un movimento centripeto che raccoglie tutti gli uomini in un solo luogo, una pianura nel paese di Scinear. Successivamente troviamo la contrapposizione dei due progetti che rappresentano il cuore della narrazione: il progetto degli uomini che con la costruzione desiderano "acquisire fama" e "non essere dispersi sulla faccia della terra", e il progetto di Dio che invece li vuole proprio dispersi su tutta la faccia della terra. La conclusione, in antitesi alla parte iniziale, presenta un movimento centrifugo, in dispersione dalla città di Babele verso tutta la terra. L'espressione iniziale "parlava la stessa lingua e usava le stesse parole", è resa in senso letterale con "aveva un solo labbro/bocca, e le stesse imprese". "Avere un solo labbro", nei testi mesopotamici antichi significa "pensarla tutti allo stesso modo, avere un unico grande progetto politico in accordo con il potere centrale rappresentato dal re". Mentre invece l'accenno alle "stesse imprese" riconduce ad un'unica opera culturale programmata dal re e dalla sua corte. Fin dall'inizio del testo quindi appare chiaro quale sia l'elemento drammatico che scatenerà gli eventi che seguiranno: la vera disgrazia dell'umanità è infatti l'imposizione da parte di un governo centrale di un unico modo di pensare, di lavorare, di credere; un imperialismo politico, economico, religioso e culturale. Questo stato sociale promosso dagli uomini del racconto, causa una veloce progressione della scienza e della tecnica (mattoni cotti al posto di pietre) che

consente loro di iniziare a mettere in pratica il progetto che avevano nel cuore, ossia costruire una città con al centro una torre altissima per crearsi una fama che duri per sempre e che in questo modo gli assicuri l'immortalità. Laddove il Signore vuole un'unità nella diversità dei popoli, delle lingue, etnie e tribù; questi uomini si adoperano per una società centralizzata, forte e duratura, che non avesse alcun bisogno di Dio né alcun timore di Lui. Il Signore a questo punto decide di "scendere" non tanto per punire, quanto invece per ristabilire il suo disegno originario. Un disegno che attraverso la diversità vuole portare fecondità nell'umanità, valore e dignità ad ogni popolo, e ad ogni singolo essere umano. La corretta comprensione del racconto della torre di Babele è fondamentale per poter cogliere il comune denominatore di tutte le azioni e gli imperi che nel panorama biblico sono stati chiaramente individuati come agenti satanici. Da questo punto, infatti, parte un lungo filo rosso che passa per la deportazione babilonese, le profezie di Daniele, l'oppressione ellenica, quella romana, per finire con la Babilonia dell'Apocalisse (cap. 18), nella quale sono stati trovati il sangue dei profeti e dei santi e di tutti quelli che sono stati uccisi sulla terra. D'altronde, sempre dalla Genesi parte anche un altro filo che passa per la dispersione dei popoli indotta da Dio e la chiamata di Abramo, che porterà alla benedizione tutte le famiglie della terra. La nascita del popolo di Israele: un'unica nazione composta da dodici tribù differenti. Lo stesso filo collegherà anche il ministero di Cristo attraverso la chiamata dei dodici discepoli, il riscatto delle lingue a Pentecoste e la nascita della Chiesa: un unico popolo formato da gente di ogni lingua, nazione e tribù. L'unità nella diversità verrà sempre preservata e promossa da Dio, finché non diverrà una realtà eterna nei nuovi cieli e nella nuova terra. Questo capitolo quindi vuole essere un fondamentale punto di partenza, grazie al quale poter comprendere al meglio gli avvenimenti e le dinamiche che potremo vedere nei prossimi capitoli. Questa è stata la fondazione di Babilonia, la città dalla quale è sorta l'iniziativa del primo grande impero di ispirazione satanica della storia biblica.

Bibliografia: - Cappelletto Gianni, Genesi (capitoli 1-11), Edizioni Messaggero Padova. - Marchadour Alain, Genesi - commento teologico/pastorale, Ed. San Paolo.

Capitolo secondo ll sogno di Nabucodonosor

«Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra». Questa frase sancisce l'inizio del resoconto biblico sulla costruzione della torre di Babele e della città stessa di Babilonia, nel paese di Scinear. Come è stato evidenziato nello scorso capitolo, la chiave di lettura di questo episodio è il desiderio di alcuni uomini di costruire ed imporre un governo centrale con un unico modo di pensare, lavorare, credere; un imperialismo politico, economico, religioso e culturale. Tutto questo viene progettato in diretta opposizione alla volontà del Signore per l'umanità: ossia lasciare agli uomini libera espressione delle diversità di ogni popolo, pur nella comune appartenenza al genere umano. Nonostante l'intervento di Dio per confondere le lingue e disperdere le persone sulla faccia della terra, successivamente la città di Babilonia è stata comunque costruita e abitata. Per molto tempo questo popolo è cresciuto in forza ed influenza, fino a quando, durante la monarchia di Israele, la sua minaccia è tornata alla ribalta, diventando tristemente famosa proprio grazie ai resoconti delle Sacre Scritture. D'altra parte, nello stesso tempo e non lontano da Babilonia (a Ur dei Caldei, nella bassa Mesopotamia), il Signore scelse un uomo di nome Abramo per essere padre di una discendenza numerosa come la polvere della terra. Da questa promessa nacque Isacco e, nelle generazioni successive, Giacobbe e i dodici patriarchi che diedero origine alle dodici tribù di Israele. Questo popolo, dopo essere cresciuto in Egitto, fu liberato dall'oppressione del faraone grazie a Mosè e, conquistando la terra che Dio aveva promesso ai loro padri, fu condotto a formare una nazione confederata. Dopo un periodo di instabilità politica e sociale, il popolo di Israele volle stabilire un re come proprio leader nazionale, ruolo sostenuto inizialmente da Saul, un uomo della tribù di Beniamino. In seguito alla sua disubbidienza alle indicazioni del Signore, tuttavia, Dio scelse un pastorello di nome Davide per salire sul trono al suo posto, e portare una nuova discendenza reale che avrebbe condotto infine alla nascita del Messia. Al termine della reggenza di Salomone, figlio di Davide, il regno si divise drammaticamente in due: le dieci tribù del Nord da una parte, e Giuda e Beniamino dall'altra. La nazione di Israele rappresenta l'espressione di un chiaro desiderio di Dio: avere un popolo consacrato per sé, un popolo santo che abbia una forte identità ma anche una varietà di differenze e ricchezze al suo interno, rappresentate appunto dalle dodici differenti tribù. Un desiderio che anche in questa occasione è stato ostacolato dall'egoismo umano e dal rispettivo desiderio di divisione, possesso e dominio.

IL CONTESTO STORICO Nel 722 a.C. il re d'Assiria Salmanassar V conquistò le dieci tribù di Israele (il regno del Nord) deportandole nel proprio Paese: 2 Re 17:5, 6 Dopo, il re d'Assiria invase tutto il paese, marciò contro Samaria, e l'assediò per tre anni. Nel nono anno di Osea il re d'Assiria prese Samaria; deportò gli Israeliti in Assiria, e li collocò in Ala e sull'Abor, fiume di Gozan, e nelle città dei Medi. Queste tribù non sono più tornate in patria e in larga parte sono ancora oggi disperse nel mondo. Circa cento anno più tardi, precisamente nel 606 a.C., l'impero neo-Babilonese conquistò le due tribù rimanenti assediando la capitale Gerusalemme, distruggendo il tempio costruito da Salomone (2 Re 24:13) e deportando a sua volta la popolazione (questa volta a Babilonia) sotto il Nabucodonosor: Il terzo anno del regno di Ioiachim re di Giuda, Nabucodonosor, re di Babilonia, marciò contro Gerusalemme e l'assediò. Il Signore gli diede nelle mani Ioiachim, re di Giuda, e una parte degli arredi della casa di Dio. Nabucodonosor portò gli arredi nel paese di Scinear, nella casa del suo dio, e li mise nella casa del tesoro del suo dio. Il re disse ad Aspenaz, capo dei suoi eunuchi, di condurgli dei figli d'Israele, di stirpe reale o di famiglie nobili. Dovevano essere ragazzi senza difetti fisici, di bell'aspetto, dotati di ogni saggezza, istruiti e intelligenti, capaci di stare nel palazzo reale per apprendere la scrittura e la lingua dei Caldei. Il re assegnò loro una razione giornaliera dei cibi della sua tavola e dei vini che egli beveva; e ordinò di istruirli per tre anni dopo i quali sarebbero passati al servizio del re. Tra di loro c'erano dei figli di Giuda: Daniele, Anania, Misael e Azaria; il capo degli eunuchi diede loro altri nomi: a Daniele pose nome Baltazzar; ad Anania, Sadrac; a Misael, Mesac e ad Azaria Abed-Nego. Daniele 1:1-7 In questo contesto, la deportazione di Giuda è avvenuta in tre fasi. La prima, avvenuta appunto nel 606 a.C, ha coinvolto le classi superiori della società ebraica (la famiglia reale e gli ufficiali di corte con i vessilli del tempio) ed è quella vissuta da Daniele e dai suoi amici. Successivamente c'è stata una seconda deportazione nel 597 a.C. per politici ed artigiani, ed infine una terza deportazione nel 586 a.C. per il resto del popolo. Vorrei sottolineare il fatto che l'inizio del libro di Daniele specifica il luogo dove Nabucodonosor ha deportato i figli d'Israele di stirpe reale e gli arredi del tempio: il paese di Scinear, lo stesso paese nominato nel libro di Genesi in relazione alla costruzione della torre di Babele. Questo infatti è proprio il popolo che discende da quella vanagloriosa impresa, a distanza di almeno un migliaio di anni. Dal momento del soggiorno alla corte di Nabuconodosor, Daniele e i suoi amici dimostrarono di essere superiori in saggezza ed intelletto a tutti i magi e gli

astrologi del regno, e in particolare Daniele manifestò il dono di interpretare ogni specie di visioni o sogni. In realtà arrivò presto l'occasione per utilizzare in modo specifico questo dono, quando il re fece un sogno che lo turbò grandemente ed egli poté raccontargli tanto il sogno (ricevuto per conoscenza sovrannaturale) quanto la sua interpretazione. IL SOGNO DI NABUCODONOSOR Tu, o re, guardavi, ed ecco una grande statua; questa statua, immensa e d'uno splendore straordinario, si ergeva davanti a te, e il suo aspetto era terribile. La testa di questa statua era d'oro puro; il suo petto e le sue braccia erano d'argento; il suo ventre e le sue cosce di bronzo; le sue gambe, di ferro; i suoi piedi, in parte di ferro e in parte d'argilla. Mentre guardavi, una pietra si staccò, ma non spinta da una mano, e colpì i piedi di ferro e d'argilla della statua e li frantumò. Allora si frantumarono anche il ferro, l'argilla, il bronzo, l'argento e l'oro e divennero come la pula sulle aie d'estate. Il vento li portò via e non se ne trovò più traccia; ma la pietra che aveva colpito la statua diventò un gran monte che riempì tutta la terra. Daniele 2:31-35 Per sapere se l'interpretazione del sogno avesse realmente autorità o meno, il re chiese prima ai suoi magi la descrizione del sogno stesso, senza averlo prima detto a nessuno. Tra tutti coloro che furono convocati, solo Daniele seppe descrivere il sogno, e procedere quindi con la sua interpretazione: Questo è il sogno; ora ne daremo l'interpretazione al re. Tu, o re, sei il re dei re, a cui il Dio del cielo ha dato il regno, la potenza, la forza e la gloria; e ha messo nelle tue mani tutti i luoghi in cui abitano gli uomini, le bestie della campagna e gli uccelli del cielo, e ti ha fatto dominare sopra tutti loro: la testa d'oro sei tu. Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, di bronzo, che dominerà sulla terra; poi vi sarà un quarto regno, forte come il ferro; poiché, come il ferro spezza e abbatte ogni cosa, così, pari al ferro che tutto frantuma, esso spezzerà ogni cosa. Come i piedi e le dita, in parte d'argilla da vasaio e in parte di ferro, che tu hai visto, così sarà diviso quel regno; ma vi sarà in esso qualcosa della consistenza del ferro, poiché tu hai visto il ferro mescolato con la fragile argilla. Come le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte d'argilla, così quel regno sarà in parte forte e in parte fragile. Hai visto il ferro mescolato con la molle argilla, perché quelli si mescoleranno mediante matrimonio, ma non si uniranno l'uno all'altro, così come il ferro non si amalgama con l'argilla. Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto e che non cadrà sotto il dominio d'un altro popolo. Spezzerà e annienterà tutti quei regni, ma esso durerà per sempre, proprio come la pietra che hai visto staccarsi dal monte, senza intervento umano, e spezzare il ferro, il bronzo, l'argilla, l'argento e l'oro. Il gran Dio ha fatto conoscere al re quello che deve avvenire d'ora in poi. Il sogno è vero e sicura è la sua interpretazione». Daniele 2:36-45 Questo sogno è una vera e propria mappa storico-profetica della successione degli imperi mondiali di ispirazione satanica, nell'intera storia dell'umanità. Le

caratteristiche fondamentali di tutti questi imperi sono esattamente le stesse evidenziate nell'episodio di Babele: la volontà di sottomettere tutti i popoli ad un unico governo centrale, livellando tutte le differenze, con lo scopo di un dominio eterno che ignori completamente l'autorità di Dio. E' significativo il fatto che tutti questi regni siano simboleggiati da una statua di forma umana, ancora una volta in diretta opposizione alla volontà espressa del Signore di non fare nessuna statua (De 5:8, 16:22) e nessuna immagine scolpita (De 27:15). L'essere umano è già di per sé l'immagine di Dio (Gen 1:26) e qualsiasi tentativo di costruire a sua volta un'immagine che lo somigli manifesta la volontà di "essere come Dio", attraverso l'artificio di una "perversa creazione". Tutto questo è comunque nei piani del Signore, come apprendiamo dall'espressione iniziale "il Dio del cielo ha dato il regno...". La testa della statua rappresenta il re Nabucodonosor e l'impero Babilonese, che sotto questo governante raggiunse l'apice della sua gloria, costruendo grandi giardini imperiali, restaurando l'Etemenanki (la ziqqurat che gli archeologi associano alla torre di Babele) e la porta di Ishtar. Tuttavia, durante il regno di Baldassar figlio di Nabucodonosor, il regno fu separato tra i Medi e i Persiani, sotto l'autorità di Dario. Durante il regno del figlio Ciro il Grande, secondo la profezia di Isaia (capitoli 44, 45) e Geremia (25:12, 29:10), si creò per il popolo di Giuda la possibilità di tornare nella terra promessa: 2 Cronache 36:23 «Così dice Ciro, re di Persia: "Il SIGNORE, Dio dei cieli, mi ha dato tutti i regni della terra, ed egli mi ha comandato di costruirgli una casa a Gerusalemme, che si trova in Giuda. Chiunque fra voi è del suo popolo, sia il SIGNORE, il suo Dio, con lui, e parta!"» In ulteriori tre fasi (538 a.C, 458 a.C., 444 a.C) molte persone del popolo di Giuda (prevalentemente la dinastia sacerdotale e gli uomini più religiosi) tornarono nel loro Paese e ricostruirono Gerusalemme ed un nuovo tempio, mentre altri restarono a Babilonia. Il regno Medo-Persiano è rappresentato dal torace e dalle braccia d'argento della statua. Nel 334 a.C., Alessandro Magno ed il suo esercito sconfissero l'impero Persiano nella battaglia di Granico, inaugurando di fatto il quarto regno mondiale, rappresentato nella statua sognata da Nabucodonosor dal ventre e dalle cosce di bronzo. L'IMPERO MACEDONE Queste cose avvennero dopo che Alessandro il Macedone, figlio di Filippo, uscito dalla regione dei Kittim sconfisse Dario, re dei Persiani e dei Medi, e regnò al suo posto, cominciando dalla Grecia. Intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e uccise i re della terra; arrivò sino ai confini della terra e raccolse le spoglie di molti popoli. La terra si ridusse al silenzio davanti a lui; il suo cuore si esaltò e si gonfiò di orgoglio. Radunò forze ingenti e conquistò regioni, popoli e principi, che divennero suoi tributari. Dopo questo cadde ammalato e comprese che stava per morire. Allora chiamò i suoi luogotenenti più importanti, che erano cresciuti con lui fin dalla giovinezza e mentre era

ancora vivo divise tra di loro il suo impero. Regnò dunque Alessandro dodici anni e morì. I suoi subalterni assunsero il potere, ognuno nella sua regione; dopo la sua morte tutti cinsero il diadema e dopo di loro i loro figli per molti anni e si moltiplicarono i mali sulla terra. Uscì da quelli una radice perversa, Antioco Epìfane, figlio del re Antioco che era stato ostaggio a Roma, e assunse il regno nell'anno centotrentasette del dominio dei Greci. In quei giorni sorsero da Israele figli empi che persuasero molti dicendo: «Andiamo e facciamo lega con le nazioni che ci stanno attorno, perché da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali». Parve ottimo ai loro occhi questo ragionamento; alcuni del popolo presero l'iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà di introdurre le istituzioni dei pagani. Essi costruirono una palestra in Gerusalemme secondo le usanze dei pagani e cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza; si unirono alle nazioni pagane e si vendettero per fare il male. Quando il regno fu consolidato in mano di Antioco, egli volle conquistare l'Egitto per dominare due regni: entrò nell'Egitto con un esercito imponente, con carri ed elefanti, con la cavalleria e una grande flotta e venne a battaglia con Tolomeo re di Egitto. Tolomeo fu travolto davanti a lui e dovette fuggire e molti caddero colpiti a morte. Espugnarono le fortezze dell'Egitto e Antioco saccheggiò il paese di Egitto. Ritornò quindi Antioco dopo aver sconfitto l'Egitto nell'anno centoquarantatré, si diresse contro Israele e mosse contro Gerusalemme con forze ingenti. Entrò con arroganza nel santuario e ne asportò l'altare d'oro e il candelabro dei lumi con tutti i suoi arredi e la tavola dell'offerta e i vasi per le libazioni, le coppe e gli incensieri d'oro, il velo, le corone e i fregi d'oro della facciata del tempio e lo sguarnì tutto; si impadronì dell'argento e dell'oro e d'ogni oggetto pregiato e asportò i tesori nascosti che riuscì a trovare; quindi, raccolta ogni cosa, fece ritorno nella sua regione. Fece anche molte stragi e parlò con grande arroganza. Allora vi fu lutto grande per gli Israeliti in ogni loro regione. Gemettero i capi e gli anziani, le vergini e i giovani persero vigore e la bellezza delle donne svanì. Ogni sposo levò il suo lamento e la sposa nel talamo fu in lutto. Tremò la terra per i suoi abitanti e tutta la casa di Giacobbe si vestì di vergogna. 1 Maccabei 1:1-28 I successi di Alessandro Magno furono visti come il coronamento di un sogno: la grande vittoria della Grecia unita contro il popolo persiano. L'organizzazione sociale della polis lasciò il posto a quella delle grandi monarchie, causando enormi stravolgimenti sotto ogni aspetto della società di allora. Nacquero nuovi centri culturali che si affiancarono ad Atene: Rodi, Pergamo, e soprattutto Alessandria. Come riporta il primo libro dei Maccabei, alla morte di Alessandro i suoi generali si divisero l'impero, arrivando infine nel 281 a.C. alla spartizione in tre grandi regni: la dinastia tolemaica in Egitto, quella seleucide in Siria, Mesopotamia e Persia, ed infine quella antigonide in Macedonia e Grecia. Nel 175 a.C., Antioco IV prese la reggenza del regno seleucide. Nel 170 a.C.

conquistò l'Egitto e successivamente si diresse verso Gerusalemme, per saccheggiare e sconsacrare il (secondo) tempio, riconsacrandolo al culto pagano di Zeus Olimpo. La famiglia ebraica dei Maccabei condusse una rivolta contro la dominazione seleucida, riuscendo ad occupare Gerusalemme e riconsacrare il tempio al culto del Signore (164 a.C.), nonostante il permanere di disordini successivi.

L'Impero macedone presenta grandi differenze culturali, filosofiche, artistiche ed architettoniche rispetto ai precedenti babilonesi e medo-persiani, tuttavia le caratteristiche in esame restano bene in evidenza anche in questo caso. Nel II secolo a.C., ad Alessandria d'Egitto vennero tradotte le Sacre Scritture ebraiche (l'Antico Testamento per i cristiani) dall'ebraico al greco, componendo la versione maggiormente diffusa ed utilizzata nel mondo antico. In tutti i territori del regno si impose velocemente la lingua greca comune (il koinè), facilitando le comunicazioni ma sopprimendo molte ricchezze locali. Questa lingua si affermerà così tanto da essere addirittura usata a secoli di distanza per la redazione dei libri del Nuovo Testamento. Il popolo giudaico scivolò nel sincretismo, e come riporta il primo libro dei Maccabei, sorsero da Israele figli empi che persuasero molti dicendo: "Andiamo e facciamo lega con le nazioni che ci stanno attorno". Questi giudei ellenisti costruirono uno stadio a Gerusalemme e si impegnarono a sopprimere il rituale della circoncisione, simbolo dell'alleanza del popolo con YHWH. Il fragile equilibrio religioso e spirituale di Giuda si incrinò per pressioni interne ed esterne, preservandosi debolmente grazie allo zelo dei Maccabei, ma perdendo in modo ormai definitivo la stabilità che poteva aver avuto un tempo. Un imperialismo politico, economico, religioso e culturale, si era ancora una volta incarnato in un nuovo popolo, ispirato dallo stesso spirito di regime satanico ma adattato a nuovi tempi ed eventi, così come mostrato dal ventre e dalle cosce bronzee della statua sognata dal re Nabucodonosor. Per la storiografia moderna questi popoli contribuirono ad una importante accelerazione nella conoscenza scientifica, artistica, economica, linguistica e tecnologica dell'umanità, ma tutto questo a danno della conoscenza di YHWH. In quanto credenti siamo invitati ad applicare gli stessi criteri dei libri storici dell'Antico Testamento, per leggere la storia non solo guardando a "nudi fatti e dati isolati", ma anche e soprattutto osservando secondo una prospettiva teologica che può anche stravolgere i giudizi su persone, civiltà e regni. Costruire una torre che arrivi a toccare il cielo è sempre stato il desiderio degli uomini che si ribellano a Dio, e che vogliono raggiungere il progresso per conquistare potere, ricchezza ed immortalità per conto proprio. I credenti però

sanno che il timore del Signore è il principio della scienza (Pr 1:7), e che qualsiasi altra fonte di conoscenza e progresso non può che portare ad un ulteriore degrado della stessa dignità umana. L'impero macedone perse definitivamente l'indipendenza con la quarta guerra macedonica (149 - 148 a.C.), diventando dopo questo avvenimento una provincia della repubblica romana. Il terzo regno tramontò in questo modo, lasciando spazio al quarto regno rappresentato dalle gambe della statua sognata da Nabucodonosor: l'Impero romano. Durante questo tempo è nato Gesù Cristo, è fiorita la Chiesa e l'assetto del mondo intero è cambiato velocemente. Ma per ogni nuovo intervento di Dio, il mondo - principato di satana - ha sempre procurato una nuova oppressione, seguendo le stesse antiche tattiche di seduzione dell'animo umano.

Bibliografia: Pawson David, Le chiavi della Bibbia, ed. EUN. Il profeta Daniele, ed. Il messaggero cristiano. Mc Arthur John, La Sacra Bibbia commentata, ed. Società Biblica di Ginevra.

Capitolo terzo L'Impero romano e il Messia nazareno

Dopo aver approfondito i primi tre imperi della statua sognata da Nabucodonosor, in questo terzo capitolo potremo avvicinarci all'Impero romano, esaminando alcuni elementi storici ed evidenziando la portata dell'intervento di Dio durante questo tumultuoso periodo della storia dell'umanità. LA GIUDEA ROMANA

Nel 63 a.C., al termine della terza guerra mitidratica, il generale romano Pompeo Magno conquistò la Giudea arrivando fino alla capitale Gerusalemme. Lo storico Giuseppe Flavio scriverà nel secolo successivo che "fra le tante sciagure, quella della violazione del tempio da parte degli stranieri fu la peggiore". Pompeo infatti volle entrare fin nel Luogo Santissimo del tempio, pur lasciandovi all'interno tutti gli arredi sacri. Aristobulo II, re e sommo sacerdote di Giudea secondo la dinastia degli Asmonei, fu condotto prigioniero a Roma insieme a tanti suoi connazionali, con i quali andò a formare il primo nucleo della numerosa colonia giudaica di questa città. Il governo della Giudea fu affidato ad un etnarca e posto sotto il controllo del governatore romano della vicina provincia della Siria; il ruolo di amministratore fu assegnato ad Erode Antipatro. Nel 40 a.C., suo figlio Erode il Grande riuscì a ricevere la nomina di re della Giudea grazie alle sue grandi abilità nell'affrontare le guerre civili che travagliarono le province romane d'Oriente. Nel 4 a.C. morì Erode il Grande, e il suo regno fu diviso tra i suoi figli, in un continuo clima di forti tensioni politiche e messianiche. Nel 6 d.C. la Giudea fu trasformata in provincia romana, sottoposta a prefetti mandati da Roma e controllata

direttamente dal governatore della Siria. Questo aumento dell'oppressione politica incrementò il malcontento della popolazione locale, che diede corpo alla rivolta di Giuda il Galileo, il fondatore della setta degli Zeloti. Egli conquistò con i suoi seguaci un palazzo amministrativo della città di Seffori, e si proclamò sovrano (rivendicando la sua appartenenza alla dinastia degli Asmonei). La risposta di Roma però non tardò ad arrivare, il governatore romano Publio Quintilio Varo infatti arrivò dalla vicina provincia Siriana e sconfisse i rivoltosi in modo particolarmente violento, arrivando a crocifiggere duemila ribelli, e fomentando ulteriormente il comune sentimento antiromano della popolazione ebraica. IL MESSIA NAZARENO Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe». Natanaele gli disse: «Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret?» Filippo gli rispose: «Vieni a vedere». Giovanni 1:45, 46 Dio stesso, nella persona del Figlio, si incarnò e nacque a Betlemme in un periodo di tempo storicamente circoscritto tra il 4 e il 7 a.C. La maggior parte della vita di Gesù si svolse a Nazaret, città particolarmente attiva nella resistenza al governo di Roma, e vicina all'importante centro urbano di Seffori (la distanza tra i due paesi è inferiore ai 4 km). In quest'ultima località, Erode Antipa (figlio e successore di Erode il Grande) desiderò stabilire la sua capitale, richiamando per questo motivo molti artigiani e falegnami che lavorarono per costruire numerosi edifici e svariati altri tipi di progetti. Secondo lo studioso moderno Nicola Bux è molto probabile che Gesù - prima del suo ministero pubblico - abbia lavorato per qualche tempo in questa località in qualità di falegname1, imparando in tale occasione anche la lingua greca, grazie alla popolazione di questo luogo, in gran parte ellenista. Ne sarebbe una prova il termine "hypocrites" pronunciato da Gesù nei vangeli, termine che non ha equivalente semitico. Ma confermerebbe questo pensiero anche il dialogo con la donna sirofenicia, con il centurione, e probabilmente con Pilato stesso. A causa della turbolenza di questi luoghi, molti giudei guardavano con sospetto i loro abitanti, ed è probabilmente questo il motivo dello scetticismo iniziale di Natanaele. Paradossalmente però, nella tensione politica di questo periodo, cresceva sempre di più anche l'attesa di un Messia che liberasse il popolo dall'oppressione romana, in modo simile a quanto accadde grazie alla famiglia Maccabei quasi due secoli prima, quando Giuda vinse contro l'esercito seleucide e riconsacrò il tempio di Gerusalemme dopo la violazione operata da Antioco IV. Gesù stesso fece un'allusione a questo episodio, dicendo: Quando poi vedrete l'abominazione della desolazione posta là dove non deve stare (chi legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti; chi sarà sulla terrazza non scenda e non entri in casa sua per prendere qualcosa, e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste. Marco 13:14-16

Come chiarisce la versione di Matteo in 24:15, questo loghion contiene una citazione del libro del profeta Daniele, nello specifico: Daniele 11:31 Per suo ordine, delle truppe si presenteranno e profaneranno il santuario, la fortezza, sopprimeranno il sacrificio quotidiano e vi collocheranno l'abominazione della desolazione. Una profezia che riguarda proprio il triste avvenimento di Antioco IV, ma che Gesù utilizza per spostare lo sguardo alle "ultime cose", e raffigurare il tempo della tribolazione finale con immagini conosciute dai suoi ascoltatori, in modo analogo ai profeti dell'Antico Testamento e secondo i criteri di quella che viene chiamata "prospettiva profetica". Proprio questi insegnamenti devono aver alimentato l'aspettativa popolare di una sua presa di posizione politica e sociale, aspettativa che era già molto alta grazie al famoso ingresso trionfale a Gerusalemme che il vangelo di Marco posiziona poco prima: Molti stendevano sulla via i loro mantelli; e altri, delle fronde che avevano tagliate nei campi. Coloro che andavano avanti e coloro che venivano dietro gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, il regno di Davide, nostro padre! Osanna nei luoghi altissimi!» Gesù entrò a Gerusalemme nel tempio; e dopo aver osservato ogni cosa intorno, essendo già l'ora tarda, uscì per andare a Betania con i dodici. Marco 11:8-11 Quando il popolo si accorse che la volontà di Gesù non era quella di guidare una rivolta armata contro i romani, le stesse persone che acclamarono il suo ingresso a Gerusalemme ne presero le distanze. Successivamente poi, egli fu imprigionato, e davanti alla scelta su chi liberare (Gesù o Barabba), il popolo facendosi convincere dai capi dei sacerdoti (Mc 15:11) richiese di liberare Barabba, che peraltro era invece imprigionato proprio per aver fomentato una sommossa in città (Lc 23:19). Tutto questo però era nel disegno del Signore, che ha voluto deporre la sua propria vita per vincere la morte e guadagnare la salvezza eterna per tutti gli eletti di Dio.

LA TENTAZIONE DI GESU'

I vangeli sinottici sono concordi nel presentare l'episodio della tentazione di Gesù nel deserto, in un contesto immediatamente successivo al suo battesimo. Tuttavia, soltanto le versioni di Matteo e di Luca si dilungano nella narrazione, presentando particolari che il vangelo di Marco omette completamente. Per questo motivo gli studiosi ritengono che questa pericope derivi dalla fonte detta "Q"2. Tale testo è di grande importanza per evidenziare sin dall'inizio del vangelo quali siano gli elementi che caratterizzano le profonde differenze tra lo scopo e l'atteggiamento di Gesù, rispetto a quelli di satana. Nell'ambito della nostra riflessione relativa ai regni ed al governo, appare particolarmente significativa la terza ed ultima tentazione: Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli: «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori». Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto"». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano. Matteo 4:8-11 Dopo un digiuno durato quaranta giorni e quaranta notti - il tempo della prova per eccellenza -, il diavolo si avvicinò a Gesù nel deserto per tentarlo. La prima tentazione riguardava la fame (caratteristica del fisico), la seconda tentazione riguardava l'identità (caratteristica della mente/anima), e la terza ed ultima tentazione è stata probabilmente la più subdola, in quanto riguardava l'autorità spirituale di governo del mondo (caratteristica, appunto, dello spirito). In questo modo Gesù è stato tentato in ogni sfera dell'esistenza umana (1 Ts 5:23). Per essere una tentazione reale, probabilmente il diavolo ha detto la verità, confessando di possedere tutti i regni del mondo e la loro gloria. Del resto, la Scrittura afferma che egli è proprio il principe della potenza dell'aria,

lo spirito che opera negli uomini ribelli (Ef 2:2). Questa è una delle più importanti testimonianze neotestamentarie relative all'influenza satanica di "tutti i regni del mondo e della loro gloria". Sebbene infatti il nostro percorso segua le tappe storiche dei principali regni del mondo, lo stesso tipo di influenza e le stesse caratteristiche sono in comune con ogni regno, con ogni desiderio di conquista, persino nelle piccole comunità tribali in guerra tra di loro nelle regioni più remote della Terra. Laddove un uomo sottomette con la violenza un altro uomo, lì vi è senza dubbio l'influenza di satana, che sfrutta le normali inclinazioni della natura umana decaduta per moltiplicare il dolore, la sofferenza e la morte all'interno di questa creazione. Nel culmine della tensione, Gesù zittisce il diavolo con il principio spirituale che sta alla base di tutto il creato: adora il Signore e solo a lui rendi il culto. Il Signore infatti è il Creatore e governatore di ogni cosa. Riconoscendo implicitamente al diavolo l'autorità su tutti i regni del mondo, il vangelo in realtà non afferma che questi siano effettivamente suoi, ma piuttosto che Dio stesso gli abbia concesso l'autorità di influenzarli. Ricordiamo le richieste di satana al Signore ed i permessi che gli sono stati accordati nel prologo nel libro di Giobbe, ma anche la stessa autorità con la quale Gesù scacciava i demoni, alcuni dei quali temevano che fosse finito il loro tempo, ossia il tempo che è stato loro assegnato da Dio (Mt 8:29). Il tempo è proprio un concetto chiave di questo argomento, e trova parecchi riscontri nell'intera Scrittura. La statua del sogno di Nabucodonosor rappresenta in effetti diversi regni che si susseguono in diversi tempi, e d'altra parte nel Nuovo Testamento l'apostolo Paolo stesso testimonia che Dio ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione (Atti 17:26). Anche nei vangeli inoltre, Gesù è continuamente attento al tempo in cui si trova. In Marco 1:15 per esempio, il tempo dell'inizio della missione di Gesù è compiuto, ma in Giovanni 7:6 e sgg. il tempo della sua manifestazione non è ancora venuto, al contrario del tempo dell'incredulità dei suoi fratelli che è sempre pronto. In Giovanni 6:15 invece la folla voleva rapire Gesù per farlo re, ma egli si ritirò sul monte da solo, sicuramente perché non era il tempo opportuno per la glorificazione. I vangeli possono essere stati redatti con i concetti teologici delle diverse comunità del I secolo, ma questa caratteristica resta comune, rimarcando il significato che i diversi tempi possono avere nella scansione del piano di Dio. Se infatti gli uomini sono pronti a muovere guerra, conquistare, soggiogare altri popoli e governare con la forza; al contrario Gesù si è dimostrato paziente nell'attesa e nel rispetto delle varie fasi concepite con il Padre, attraversando la morte per poi vincerla con la resurrezione e dimostrare la propria autorità ed il proprio governo su tutto il tempo ed il creato. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni

nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre. Filippesi 2:5-11 Questo brano della lettera ai Filippesi sottolinea a fondo il concetto cristologico della kenosis, ossia dello svuotamento dalla gloria preesistente per ubbidire al Padre fino alla morte ed essere successivamente sovranamente innalzato, manifestando un'autorità assoluta nei cieli, sulla terra e sotto terra. Da una parte quindi troviamo il regno satanico che infierisce sulla decadenza della natura umana per pervertire ancora di più l'identità, la dignità, le attività e l'attitudine delle persone rispetto al concetto originario di Dio. Dall'altra parte invece troviamo l'atteggiamento del Signore Gesù che costituisce il fulcro dello stesso regno di Dio, atteggiamento ben evidente tanto nel comportamento di Cristo nei vangeli quanto nel complessivo insegnamento neotestamentario: l'ubbidienza e la sottomissione come elementi di passaggio per un successivo legittimo innalzamento. L'Impero romano, come predetto dal libro di Daniele, è sorto a tempo debito, conquistando tutto il mondo allora conosciuto e sottomettendo tutti i popoli che ha incontrato, al pari dei precedenti babilonesi, medo-persiani e macedoni. Nonostante in questo Satana abbia avuto una certa libertà di azione, in realtà anche questo regno non ha potuto fare altro che seguire il piano del Signore, formando un nuovo tassello nella sequenza da lui progettata. Nel territorio della Giudea e della Galilea, nel I secolo d.C. si sono incrociati il potere temporale romano e quello spirituale di Gesù Cristo, senza tuttavia portare ad una risoluzione immediata di questo conflitto, ma gettando invece le basi per il trionfo del Signore e l'inizio dell'instaurazione del suo regno. L'incarnazione di Cristo, il suo ministero terreno, la sua morte e resurrezione infatti, hanno costituito il fondamento per una vera e propria nuova creazione, fermando e invertendo la decadenza che dai giorni di Adamo ha schiavizzato l'umanità, offrendo nuova vita a tutti coloro che conoscono e ricercano il Signore. Tuttavia, i suoi piani non sono terminati in questo punto, portando alla nascita un nuovo popolo composto da persone di diverse etnie, lingue e tribù; un popolo che viva pienamente secondo i propositi di Dio, un popolo profondamente unito ma composto da preziose diversità, che saranno approfondite nel prossimo capitolo. Il tempo della Chiesa è quindi iniziato in questo momento, presiedendo il periodo che sta intercorrendo tra la prima venuta di Cristo ed il suo ritorno, quando, cioè, la pietra del sogno di Nabucodonosor distruggerà definitivamente ogni orgoglio e ogni pensiero che si eleva vanitosamente contro la conoscenza di Dio.

Bibliografia: - Rinaldi Giancarlo, Cristianesimi nell'antichità, Edizioni GBU. - Fricker Denis, Siffer Nathalie, La fonte Q, Ed. San Paolo. - McArthur John, La Sacra Bibbia commentata, Società biblica di Ginevra. Note: [1] http://archiviostorico.corriere.it/2010/marzo/21/vita_Gesu_Sefforis_co_9_100321043.shtml [2] Fricker Denis, Siffer Nathalie, La fonte Q, Ed. San Paolo, p.55 e seguenti.

Capitolo quarto La risposta di Dio nella chiesa nascente

Nei precedenti capitoli sono state affrontate varie fasi della storia profetizzate dal sogno di Nabucodonosor, terminando con un approfondimento sulla prefettura della Giudea come parte della provincia romana della Siria, e sul momento in cui questo potere temporale si è incontrato con il potere eterno di Gesù Cristo. Nel piano di Dio, questo momento non doveva essere la fine del regime satanico ma l'inizio di una nuova fase del progetto di salvezza per l'umanità; per questo motivo Cristo non ha preso ciò che era suo di diritto ma al contrario si è reso ubbidente al Padre fino alla morte di croce per riscattare gli eletti di ogni tempo. Questo momento ha portato alla creazione della Chiesa, in attesa dell'ascesa dell'ultimo grande impero presentato dal sogno di Nabucodonosor, e della distruzione definitiva di ogni opera che si eleva contro la conoscenza di Dio per opera del ritorno del Signore. Egli propose loro un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che aveva seminato buon seme nel suo campo. Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò le zizzanie in mezzo al grano e se ne andò. Quando l'erba germogliò ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie. E i servi del padrone di casa vennero a dirgli: "Signore, non avevi seminato buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c'è della zizzania?" Egli disse loro: "Un nemico ha fatto questo". I servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a coglierla?" Ma egli rispose: "No, affinché, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insieme con esse il grano. Lasciate che tutti e due crescano insieme fino alla mietitura; e, al tempo della mietitura, dirò ai mietitori: 'Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio'"». Matteo 13:24-30 Questo è il tempo della maturazione del grano e delle zizzanie infestanti, è il tempo della massima espressione dell'amore e della grazia di Dio e della massima furiosa attività di Satana e del suo esercito demoniaco. Questo, è il tempo della Chiesa. LA CHIESA: POPOLO DI DIO Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov'essi erano seduti. Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi. Atti 2:1-4

Dopo la resurrezione, il Signore ha comandato agli undici apostoli di fare dei discepoli tra tutti i popoli. Questo avvenimento rappresenta il fulcro di tutto il vangelo di Matteo (28:16-20), un importantissimo brano che porta a conclusione il libro e offre la chiave di lettura dell'intera narrazione evangelica. Al contrario del redattore di Matteo però, l'autore del vangelo di Luca e degli Atti degli Apostoli non si ferma qui, ma continua a raccontare gli avvenimenti seguenti: le attività degli apostoli e la nascita della Chiesa. Se la resurrezione di Cristo è la manifestazione del pieno significato della Pasqua, la nascita della Chiesa è manifestazione del pieno significato di Pentecoste. Nell'Antico Testamento, la festività della Pasqua ricordava la fuga dall'Egitto, la liberazione dall'oppressione e dalla schiavitù grazie all'intervento sovrannaturale di Dio. Il Signore però diede al popolo di Israele anche altre festività annuali da rispettare (un vero e proprio calendario profetico), ben descritte al capitolo XXIII del Levitico. Dopo la Pasqua infatti troviamo la festa delle Primizie, e dopo ancora sette settimane, la festività di Pentecoste. Dall'indomani del sabato, dal giorno che avrete portato l'offerta agitata del fascio di spighe, conterete sette settimane intere. Porterete dai luoghi dove abiterete due pani per un'offerta agitata, i quali saranno di due decimi di un efa di fior di farina e cotti con lievito; sono le primizie offerte al SIGNORE. Levitico 23:15, 17 Nella festa delle Primizie il popolo di Israele offriva a Dio il primo fascio di spighe della stagione, ma nella festa di Pentecoste si offrivano due pani interi. Questa tradizione ebraica presenta un forte simbolismo che si è potuto spiegare soltanto dopo la resurrezione di Cristo. Egli, infatti, è la primizia della resurrezione (cfr. 1 Co 15:20 e ss.); ma a Pentecoste ha mandato lo Spirito Santo ai suoi discepoli da parte del Padre (cfr. Gv 15:26), portando alla nascita la sua unica Chiesa formata da Giudei e gentili (cfr. Gv 10:16). Tante spighe di grano sono utilizzate per produrre la farina, che a sua volta viene lavorata con olio e acqua per cucinare un unico pane. Similmente, esseri umani di ogni lingua, nazione e tribù (Apocalisse 7:9) da quel momento e per le successive generazioni sono stati battezzati in acqua e nello Spirito Santo per essere parte di un unico corpo: il Corpo di Cristo. Israele come popolo eletto da Dio era formato da dodici tribù confederate, che tuttavia si sono divise intorno al 930 a.C. arrivando addirittura a farsi guerra tra di loro. L'elemento dell'unità nella diversità che il Signore ha voluto preservare in questo popolo, è stato incompreso ed osteggiato dall'avidità degli uomini che, mossi dalla seduzione satanica, hanno invece promosso guerre e conquiste volte a sottomettere i propri fratelli con la forza piuttosto che cercare la comprensione e la collaborazione, trovando spesso alleati nelle nazioni straniere piuttosto che tra la propria gente (come ben evidenzia la guerra siroefraimitica). Possiamo vedere un primo sintomo di questa attitudine nella volontà del popolo di avere un unico re e non più una conduzione collegiale in sottomissione al Signore (cfr. 1 Samuele 8:4, 5), ma anche nel governo di Roboamo figlio di Salomone e nei successivi re di Giuda e Israele. L'infedeltà di

Israele e Giuda sono state però volte in bene dal Signore che in questo modo ha potuto offrire la salvezza eterna anche agli altri popoli, in attesa del tempo in cui questo antico popolo potrà finalmente ravvedersi (cfr. Romani 11). La festa di Pentecoste che ha seguito la resurrezione di Cristo perciò apre un nuovo tempo, stabilito per la salvezza di tutti i gentili eletti, in attesa della conversione dell'intero popolo di Israele. Che c'è da contestare se Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza dei vasi d'ira preparati per la perdizione, e ciò per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria, cioè verso di noi, che egli ha chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche fra gli stranieri? Così egli dice appunto in Osea: «Io chiamerò "mio popolo" quello che non era mio popolo e "amata" quella che non era amata»; e «Avverrà che nel luogo dov'era stato detto: "Voi non siete mio popolo", là saranno chiamati "figli del Dio vivente"». Romani 9:22-26 LA CHIESA: CORPO DI CRISTO La Chiesa è protagonista della maggior parte del Nuovo Testamento. Gli Atti degli Apostoli descrivono la fondazione della chiesa di Gerusalemme e di tutte le chiese costituite grazie all'opera dell'apostolo Paolo. Le epistole sono state scritte per chiese locali o singoli credenti attivamente coinvolti nella loro edificazione. L'Apocalisse di Giovanni inizia con sette lettere indirizzate a sette chiese dell'Asia minore, descrivendo le loro situazioni spirituale prima di iniziare a mostrare il resto del messaggio. Dalla discesa dello Spirito Santo a Pentecoste, il piano di Dio per la salvezza dell'umanità ha posto al centro di ogni cosa, indiscutibilmente, la nuova realtà che tutti noi conosciamo con il nome di Chiesa, condotta e sostenuta dallo Spirito Santo. Giovanni 14:12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch'egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre. 1 Corinzi 6:19 Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Gesù Cristo è stato sulla terra il vero tempio di Dio, vivente ed operante (Gv 1:14, 2:19-21). Salito alla destra del Padre, ha inviato lo Spirito Santo come suo sostituto, che a sua volta è andato a dimorare nella Chiesa, nel cuore di ogni credente nato di nuovo. Probabilmente pensando al termine "Chiesa" ci vengono in mente le centinaia di istituzioni religiose sparse nel mondo e nella storia, nonché le più imponenti cattedrali costruite secondo i migliori stili architettonici. Scritturalmente e spiritualmente però, dobbiamo intendere questa parola in un modo completamente diverso, ben evidenziato dalla dottrina della Chiesa invisibile. Prima di entrare appieno nell'approfondimento della reale natura della Chiesa, ritengo sia utile leggere alcune parole che l'importante teologo riformato Giovanni Calvino indirizzò al sovrano francese Francesco I:

Noi affermiamo che la Chiesa può esistere senza forma visibile e, anzi, che la sua forma non deve essere valutata in base a quella magnificenza esteriore che essi stoltamente ammirano; ma essa ha ben altro segno distintivo, e cioè la pura predicazione della Parola di Dio. Questa affermazione è sostenuta dall'insegnamento dell'intera Scrittura, tanto dalla vicenda di Elia nella caverna (citata nel testo successivo di Calvino), quanto dalle caratteristiche del Regno di Dio che il Signore stesso ha mostrato, e che sono riportate nel tredicesimo capitolo del vangelo secondo Matteo. Come abbiamo letto prima, infatti, in un campo ben visibile coesistono tanto le zizzanie quanto il grano, ma soltanto l'agricoltore e i suoi servi sanno distinguere le une dalle altre. Esiste perciò una Chiesa visibile, costituita da edifici, organizzazioni e persone, ma all'interno di essa vi è il numero esatto degli eletti di Dio che costituiscono la vera e genuina Chiesa invisibile. Si potrebbe pensare che nel primo secolo la situazione fosse più semplice, ma in realtà anche allora vi erano falsi apostoli, falsi profeti, falsi fratelli che partecipavano per un tempo alle attività liturgiche per poi palesarsi con le loro false dottrine, il loro mormorio e la loro attività di disunione all'interno delle comunità. La vera Chiesa però, dal giorno di Pentecoste è sempre esistita (in forma visibile o invisibile); una Chiesa che oltrepassa le nazioni, le lingue, le società ed il tempo stesso. Questa Chiesa di cui si sta parlando possiede una natura unica, ben descritta dall'apostolo Paolo. Una natura che soddisfa pienamente il Creatore in ogni cosa. Poiché, come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un solo corpo, così è anche di Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito. Infatti il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: «Siccome io non sono mano, non sono del corpo», non per questo non sarebbe del corpo. Se l'orecchio dicesse: «Siccome io non sono occhio, non sono del corpo», non per questo non sarebbe del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato? Ma ora Dio ha collocato ciascun membro nel corpo, come ha voluto. Se tutte le membra fossero un unico membro, dove sarebbe il corpo? Ci sono dunque molte membra, ma c'è un unico corpo; l'occhio non può dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né il capo può dire ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Al contrario, le membra del corpo che sembrano essere più deboli, sono invece necessarie; e quelle parti del corpo che stimiamo essere le meno onorevoli, le circondiamo di maggior onore; le nostre parti indecorose sono trattate con maggior decoro, mentre le parti nostre decorose non ne hanno bisogno; ma Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava, perché non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre. Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui. Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua. E Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori, poi miracoli, poi doni di

guarigioni, assistenze, doni di governo, diversità di lingue. Sono forse tutti apostoli? Sono forse tutti profeti? Sono forse tutti dottori? Fanno tutti dei miracoli? Tutti hanno forse i doni di guarigioni? Parlano tutti in altre lingue? Interpretano tutti? 1 Corinzi 12:12-30 La Chiesa universale è il corpo di Cristo e costituisce le sue membra, ciascuno per parte sua. La Chiesa è stata creata per espresso desiderio di Dio, e presenta la sua caratteristica preferita: l'unità nella diversità. Quello che il Signore ha promosso creando l'umanità con due sessi, Israele con dodici tribù e la stessa Scrittura con decine di libri diversi, è arrivato a compimento nel grande sogno di un nuovo popolo santo che comprenda Giudei e Greci, schiavi e liberi, maschi e femmine, tutti uno in Cristo Gesù (Galati 3:28). Lo stesso governo all'interno della Chiesa è stato pensato e istituito in modo collegiale, attraverso l'ordinazione dei presbiteri (cfr. Tito 1:5) e la collaborazione di apostoli, profeti, pastori, dottori ed evangelisti (cfr. Efesini 4:11). La Chiesa di Cristo non è un'istituzione, un'azienda, un'associazione; è invece un popolo che nasce, vive, e prospera come un unico essere vivente, di cui ogni comunità locale non ne rappresenta che una piccolissima porzione. La storia del cristianesimo insegna che molto presto le assemblee hanno iniziato a mancare di fede nella conduzione dello Spirito Santo, richiedendo un unico responsabile esattamente come il popolo di Israele richiese anticamente un unico re che li difendesse e governasse. Insieme a questo, anche i cristiani nella responsabilità di conduzione iniziarono a desiderare più potere per gestire meglio le chiese e difenderle dai falsi apostoli e falsi profeti. Per questo motivo, già dalla fine del I secolo l'episcopato si è trasformato da collegiale a monarchico. Nei secoli seguenti, il cristianesimo si è sempre più istituzionalizzato, perdendo velocemente l'aspetto vivente e dinamico da cui era partito. Nonostante queste evoluzioni religiose, politiche e culturali, per ogni generazione non è mai mancata l'esistenza del vero popolo di Dio: persone genuinamente chiamate dal Signore per svolgere il compito loro destinato. Al giorno d'oggi il cristianesimo è rappresentato da moltissime denominazioni, movimenti, reti apostoliche e confessioni. La vera Chiesa esiste in modo trasversale a tutte queste realtà, comprendendo solo coloro che personalmente e spiritualmente dimorano nel Signore Gesù e nei quali il Signore Gesù dimora (cfr. Gv 15). La natura umana ha da sempre desiderato acquistarsi una nome e una fama, già dal tempo della torre di Babele; l'uomo rigenerato però ha soltanto il desiderio di amare il proprio Signore ed il suo prossimo, perdonando gratuitamente così come egli stesso è stato gratuitamente perdonato. Questa è la vera ed eterna controffensiva di Dio allo spirito del regime satanico. Laddove c'è individualismo, il Signore ha provveduto un grande popolo. Laddove c'è uniformità, il Signore ha provveduto unità nella diversità. Laddove c'è monopolio di potere, il Signore ha provveduto un governo collegiale. Laddove c'è una torre che si innalza fino al cielo, il Signore ha chiamato all'esistenza un popolo che si estendesse per tutta la terra. Ogni volta che una chiesa locale comprende la sua stessa natura, essa prospera e cresce in numero e maturità. Ogni volta che invece una chiesa

locale viene accecata dalla seduzione satanica, viene pervertita la sua identità spirituale (identità di santità, unità nella diversità, amore per Dio e per il prossimo), poi la sua attitudine, ed infine la sua struttura e le sue opere. Quando questo accade, la comunità viene inevitabilmente giudicata dal Signore, e se non si ravvede nel tempo stabilito essa è destinata a ricevere la giusta punizione, come accadde ad alcune delle sette chiese dell'Asia minore del I secolo. Per questo motivo è di fondamentale importanza comprendere quali siano le caratteristiche scritturali della Chiesa, per poter vivere al meglio nella propria comunità locale ed offrire il proprio contributo nella misura del proprio vigore, oltre che riconoscere in sé stessi e negli altri la seduzione del regime settario e satanico (cfr. Galati 5:19-21), per potersi ravvedere e impegnare a cercare il Signore: il suo perdono, la sua misericordia e il sostegno dello Spirito Santo. È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore; ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore. Efesini 4:11-16 La risposta di Dio all'orgoglio umano e alla strategia del regime satanico è stata quella di intervenire in prima persona, sacrificandosi come Figlio al posto dell'umanità, per poterla riscattare e dimorare nel proprio popolo in un modo tanto intimo quale non lo era mai stato in passato. La statua sognata da Nabucodonosor mostrava i principali imperi umani influenzati dalla seduzione del regime satanico, ma non mostrava la grandiosa risposta che il Signore avrebbe dato prima della distruzione finale. Del resto, l'esistenza stessa della Chiesa è stato a lungo un mistero, tenuto nascosto fin dai tempi più remoti (cfr. Romani 16:25, Efesini 3, 5:32, Colossesi 1:27, 1 Pietro 1:12). La Chiesa come Corpo di Cristo rappresenta sulla terra il Regno di Dio, nato con il ministero terreno di Cristo ed espanso nei secoli seguenti, pur coesistendo in questo tempo con l'attività satanica che sarà definitivamente sradicata solo al ritorno del Signore, quando egli stesso interverrà per distruggere con la forza ogni impero ed ogni ribellione contro la sua autorità. In questo studio, è stato quindi possibile approfondire le dinamiche che regolano il tempo presente: comprendere i principi satanici all'opera, e realizzare a fondo le caratteristiche fondamentali della Chiesa, al fine di poter sottomettere la propria vita al volere di Dio e alla conduzione dello Spirito Santo. La Scrittura però non si ferma qui, ma continua nella sua rivelazione e descrive

il momento futuro in cui Satana sarà definitivamente distrutto, e con lui tutti coloro che si elevano orgogliosamente nella ribellione contro Dio. Il tema della parte finale del sogno di Nabucodonosor infatti - relativo alla grande pietra che distrugge la statua di forma umana - viene ripreso e sviluppato all'interno dell'Apocalisse di Giovanni, contesto che approfondiremo debitamente nel prossimo capitolo.

Capitolo quinto Nascita e distruzione dell'ultimo impero

Mentre guardavi, una pietra si staccò, ma non spinta da una mano, e colpì i piedi di ferro e d'argilla della statua e li frantumò. Allora si frantumarono anche il ferro, l'argilla, il bronzo, l'argento e l'oro e divennero come la pula sulle aie d'estate. Il vento li portò via e non se ne trovò più traccia; ma la pietra che aveva colpito la statua diventò un gran monte che riempì tutta la terra. [...] Come le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte d'argilla, così quel regno sarà in parte forte e in parte fragile. Hai visto il ferro mescolato con la molle argilla, perché quelli si mescoleranno mediante matrimonio, ma non si uniranno l'uno all'altro, così come il ferro non si amalgama con l'argilla. Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto e che non cadrà sotto il dominio d'un altro popolo. Spezzerà e annienterà tutti quei regni, ma esso durerà per sempre, proprio come la pietra che hai visto staccarsi dal monte, senza intervento umano, e spezzare il ferro, il bronzo, l'argilla, l'argento e l'oro. Il gran Dio ha fatto conoscere al re quello che deve avvenire d'ora in poi. Il sogno è vero e sicura è la sua interpretazione». Daniele 2:34,35;42-45 Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, questo sogno del sovrano Nabucodonosor rappresenta una mappa storico-profetica della successione degli imperi mondiali di ispirazione satanica. Quello che accomuna l'impero babilonese, medo-persiano, macedone e romano, infatti, è identificabile nella volontà di sottomettere tutti i popoli ad un unico governo centrale, di livellare le differenze culturali, di perseguire un dominio eterno che ignori completamente l'autorità di YHWH. Un sogno profetico ricevuto nel V secolo a.C. quindi, riesce a proiettarsi avanti per secoli e millenni interi, disegnando i maggiori eventi politici della storia dell'umanità, fino al tempo della definitiva distruzione di tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio. Nel terzo capitolo abbiamo visto la realizzazione del piano di salvezza del Signore con l'incarnazione di Cristo, e nel quarto abbiamo considerato l'espansione del regno di Dio ad opera della Chiesa: una società rigenerata dallo Spirito Santo che riscatti l'originale volontà del Creatore. In queste analisi però, rimangono ancora estranee le dita dei piedi della statua, costituite simbolicamente da ferro ed argilla. Questo regno segue quello romano ed è il più importante di tutti, in quanto sarà l'impero che vedrà una distruzione definitiva ad opera della pietra non spinta da mano d'uomo. Gesù Cristo è la pietra angolare del regno di Dio e la pietra di inciampo per gli increduli (1 Pt 2:6-8), ma storicamente egli non ha ancora distrutto gli imperi mondiali e annullato le seduzioni sataniche. Durante il suo ultimo ingresso a Gerusalemme, la folla dei discepoli gridava «benedetto il Re che viene nel nome del Signore; pace in cielo e gloria nei luoghi altissimi!», ma questo

avvenimento ha rappresentato solo un'anticipazione profetica del suo vero ritorno in qualità di Re. In questa occasione infatti egli non ha distrutto l'impero romano, e non ha instaurato definitivamente il regno di Dio; e tutto questo per un motivo ben preciso. Senza la sua morte e resurrezione, infatti, l'umanità non avrebbe mai potuto riconciliarsi con il Padre, e nel piano del Signore era necessario che ci fosse un ampio lasso di tempo tra il suo sacrificio sostitutivo e il suo ritorno in veste di Giudice, in modo da salvare la totalità degli stranieri (non giudei) eletti (Rm 11:25). Questo lasso di tempo corrisponde alla pausa tra la sessantanovesima e la settantesima settimana di anni profetizzata da Daniele: una "bolla temporale" non contata profeticamente, nella quale il Signore può dedicarsi al suo proponimento specifico di salvezza per i popoli di origine non ebraica. Daniele 9:26a Dopo le sessantadue settimane (più sette) un unto sarà soppresso, nessuno sarà per lui. Questa profezia riguarda la morte di Gesù Cristo1, il servo sofferente dei canti del libro di Isaia. Da questo momento, inizia il periodo di pausa appena descritto, il periodo nel quale stiamo vivendo anche adesso e che si posiziona tra la sessantanovesima e la settantesima settimana di anni2. Questo è il tempo della chiesa approfondito nello scorso capitolo. Un tempo che come ogni altro arriverà prima o poi al termine, ripristinando il conto alla rovescia profetico per entrare di fatto negli ultimi sette anni della profezia: Il popolo d'un capo che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà come un'inondazione ed è decretato che vi saranno devastazioni sino alla fine della guerra. Egli stabilirà un patto con molti, per una settimana; in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta; sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore. Il devastatore commetterà le cose più abominevoli, finché la completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore"». Daniele 9:26b, 27 In un tempo futuro (ma che non possiamo sapere se imminente o remoto), sorgerà un capo che distruggerà Gerusalemme e il santuario, in una guerra che provocherà grandi devastazioni per questi ultimi sette anni. Farà un accordo politico e militare con molti, violando le regole religiose ebraiche e aggravando le violenze dopo i primi tre anni e mezzo. Questo tempo sarà tiranneggiato dall'impero simboleggiato dalle dita dei piedi della statua sognata da Nabucodonosor: l'ultimo regime satanico che durerà fino al ritorno di Cristo (la pietra non spinta da mano d'uomo) e alla successiva completa instaurazione del regno di Dio. Leggiamo infatti che: Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate. Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riunire i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all'altro dei cieli. Matteo 24:29-31

Il popolo di un capo che verrà, dunque, sarà l'ultimo popolo nella storia dell'umanità a volersi acquisire un nome e un potere eterno, schiavizzando e uniformando gli altri uomini per potersi ergere al di sopra di tutto e tutti, chiudendo così la tragica successione di regimi di ispirazione satanica iniziata con l'edificazione della torre di Babele. Un popolo rappresentato da dieci dita, quindi probabilmente diviso in dieci nazioni o elementi, costituito in parte da ferro e in parte da argilla; con una forza complessiva minata dalla debolezza di una disunione interna. Questo è l'ultimo regime satanico, il regime degli Stati Confederati d'Europa3. L'UNIONE EUROPEA Nella statua descritta al secondo capitolo del libro di Daniele, troviamo delle gambe di ferro, che rappresentano l'Impero romano diviso in due nell'Impero romano d'Occidente e quello d'Oriente. Questa divisione è avvenuta storicamente nel 395 d.C., parecchi secoli dopo la scrittura del libro di Daniele. L'Impero romano d'Occidente capitolò velocemente, nel 476, mentre la controparte orientale ebbe maggiore fortuna, cadendo definitivamente soltanto nel 1453 con la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi ottomani. Ci furono vari tentativi di ristabilire la parte occidentale dell'impero, confluite nella costituzione dell'Impero carolingio nell' 800, e successivamente nel Sacro Romano Impero nel 962. Nessuno di questi imperi però si avvicinò all'estensione e alla potenza di quello originale, limitandosi a ricoprire i territori delle attuali nazioni di Francia, Italia e Germania. Le dita dei piedi della statua tuttavia, rappresentando l'unione di dieci popoli diversi che raccolgono come eredità la forza dell'Impero romano (il ferro) senza però condividere un'unica identità, non sono riconoscibili in nessuno di questi regni. Successivamente sono sorte le differenti identità nazionali europee, che si sono accordate per formare la Comunità europea nel 1957 e l'Unione europea nel 1992. Lo scopo dichiarato di questa unione è quella di "esercitare parte della sovranità nazionale degli stati membri in numerosi campi". Un alleanza nata nell'economia che si è potuta evolvere coinvolgendo la politica, e che inizia ora a manifestare il desiderio di formare anche un esercito europeo. Ad oggi, nel 2015, l'Unione europea comprende 28 paesi che mantengono la loro indipendenza stringendosi però con legami economici e politici sempre più stretti. La profezia di Daniele parlava di dieci componenti, ma non sappiamo quel che può succedere nel tempo che ci separa dall'inizio della settantesima settimana e dei sette anni della tribolazione. Senza dubbio tuttavia, la direzione della storia dell'umanità è rivolta proprio verso questo adempimento. LA BESTIA CHE SALE DAL MARE: L'ULTIMO IMPERO SATANICO Poi vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e sulle teste nomi blasfemi. La bestia che io vidi era simile a un leopardo, i suoi piedi erano come quelli dell'orso e la bocca come quella del leone. Il dragone le diede la sua potenza, il suo trono e una grande autorità. E vidi una delle sue teste come ferita a morte; ma la sua piaga mortale fu guarita; e tutta la terra, meravigliata, andò dietro alla bestia; e adorarono il dragone perché aveva dato il potere alla bestia; e adorarono la

bestia dicendo: «Chi è simile alla bestia? e chi può combattere contro di lei?» E le fu data una bocca che proferiva parole arroganti e bestemmie. E le fu dato potere di agire per quarantadue mesi. Essa aprì la bocca per bestemmiare contro Dio, per bestemmiare il suo nome, il suo tabernacolo e quelli che abitano nel cielo. Le fu pure dato di far guerra ai santi e di vincerli, di avere autorità sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione. L'adoreranno tutti gli abitanti della terra i cui nomi non sono scritti fin dalla creazione del mondo nel libro della vita dell'Agnello che è stato immolato. Apocalisse 13:1-8 Nell'Apocalisse di Giovanni dopo le sette lettere alle chiese, due serie di giudizi (sigilli, trombe) e gli avvenimenti legati ai due testimoni, incontriamo il dragone (simbolo che rappresenta Satana) e successivamente la bestia che sale dal mare. Il mare è un simbolo della moltitudine dei popoli (cfr. Ap 17:15), e proprio dai popoli arriverà questa bestia che riassume in sé le caratteristiche dei quattro animali visti in visione sempre dal profeta Daniele (al capitolo 7), simboli dei regni già profetizzati dalla statua sognata da Nabucodonosor. Possiamo vedere una rappresentazione grafica degli animali visti da Daniele in questa immagine. La bestia dell'Apocalisse ha sette teste come simbolo della totalità dei governi ribelli a Dio e dieci corna come l'Impero romano e la sua futura ricostituzione 4; è simile a un leopardo (veloce nella conquista militare?), con i piedi dell'orso (con la perseveranza dell'Impero medo-persiano?) e la bocca del leone (la voracità dell'Impero babilonese?). Rappresenta la fusione dei quattro animali descritti al settimo capitolo del libro di Daniele, e quindi la somma delle caratteristiche di tutti questi regni: un impero nuovo ma definitivo nella sua ispirazione satanica. La lunga storia della volontà umana di sottomettere gli altri uomini al proprio potere e conquistare il mondo per raggiungere una fama immortale, troverà in questo regno la sua massima espressione. Questo sarà l'ultimo impero, simboleggiato da dieci corna (dieci potenze) nella bestia che sale dal mare, oppure da dieci dita dei piedi nella statua sognata da Nabucodonosor5. Esso riceverà autorità da Satana, affascinerà il mondo intero con il suo potere, bestemmierà contro Dio e perseguiterà i cristiani in un modo mai visto prima. Se l'Impero romano ha perseguitato i credenti perlopiù in modo temporaneo e locale (con l'eccezione dell'ultima persecuzione di Diocleziano), questo regno porterà la persecuzione ad un livello mondiale, mai visto prima. Se questo periodo non fosse abbreviato dal Signore non riuscirebbe a sopravvivere nessuno (Mt 24:22), ma proprio a motivo degli eletti, questo tempo sarà circoscritto a soli quarantadue mesi (cfr. Ap 11:3, 12:6,14). La maggior parte dei manoscritti dell'Apocalisse riportano un pronome maschile, dicendo "lo adoreranno"6, testimoniando che la potenza della bestia (e quindi di questo impero futuro) sarà concentrata in una sola persona: l'Anticristo. Egli infatti è il piccolo corno dagli occhi umani che pronuncerà parole arroganti (Da 7:8), il capo del popolo che verrà (Da 9:26), l'empio, l'uomo del peccato, il figlio della perdizione, colui che s'innalzerà sopra tutto ciò che è chiamato Dio fino al punto di porsi a sedere nel tempio di Dio proclamandosi Dio (2 Ts 2:3,4). Egli sarà adorato da tutti i popoli e da tutti coloro che non saranno nati di nuovo, credendo nel Signore Gesù.

LA BESTIA CHE SALE DALLA TERRA: IL FALSO PROFETA Poi vidi un'altra bestia, che saliva dalla terra, e aveva due corna simili a quelle di un agnello, ma parlava come un dragone. Essa esercitava tutto il potere della prima bestia in sua presenza, e faceva sì che tutti gli abitanti della terra adorassero la prima bestia la cui piaga mortale era stata guarita. E operava grandi prodigi sino a far scendere fuoco dal cielo sulla terra in presenza degli uomini. E seduceva gli abitanti della terra con i prodigi che le fu concesso di fare in presenza della bestia, dicendo agli abitanti della terra di erigere un'immagine della bestia che aveva ricevuto la ferita della spada ed era tornata in vita. Le fu concesso di dare uno spirito all'immagine della bestia affinché l'immagine potesse parlare e far uccidere tutti quelli che non adorassero l'immagine della bestia. Inoltre obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei. Apocalisse 13:11-18 Nell'impero dell'Anticristo, egli non sarà l'unico protagonista. Oltre a lui e a Satana infatti, ci sarà un ulteriore personaggio simboleggiato da questa seconda bestia: il falso profeta. Se l'Anticristo sarà soprattutto un leader politico e militare (al pari dei condottieri dei passati imperi), il falso profeta sarà invece un leader religioso7. Apparirà con la docilità di Cristo (il vero agnello, cfr. Ap 5:6) ma parlerà come Satana (il vero dragone, cfr. Ap 12 e 13:2). Eserciterà lo stesso potere dell'Anticristo e del suo impero, portando il mondo ad adorarlo, inizialmente a causa di un miracolo di guarigione. Avrà infatti potere di compiere opere soprannaturali e in tutto il nuovo impero mondiale le sue parole saranno percepite come verità assoluta. Egli lavorerà per promuovere la religione dell'Anticristo. Come Nabucodonosor faceva adorare la propria statua al pari di una divinità (cfr. Da 3), e come - per l'influenza ellenistica - , nell'Impero romano il culto imperiale faceva adorare l'imperatore come un dio8, allo stesso modo in questo futuro impero satanico l'Anticristo sarà adorato come tale. Coloro che non vorranno adorarlo saranno messi a morte, e poiché egli avrà il potere di far guerra ai santi e di vincerli, molti saranno coloro che moriranno in questo modo. La stessa Apocalisse infatti testimonia che i martiri del tempo della tribolazione saranno una folla immensa (Ap 7:14). La politica, le forze armate, la religione e l'economia saranno unificate nell'impero. Nessuno potrà comprare o vendere senza aver aderito alla religione dell'Anticristo, portando sulla mano destra o sulla fronte il marchio corrispondente al suo nome e al suo numero: 666. A questo riguardo, nella storia della teologia sono stati usati fiumi di inchiostro per sostenere le idee più disparate. Praticamente tutti gli esegeti tuttavia sono concordi nel ritenere come significato generale di questo numero l'antagonismo con il numero 777, ossia la perfezione (che nella Bibbia è indicata dal numero 7) riportata per tre volte (secondo le persone della Trinità, ossia il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo). Il 6 nella Bibbia rappresenta l'imperfetta natura umana, la

tensione frustrata verso il raggiungimento dello stato di divinità. Ecco quindi che il 666 simboleggerebbe quindi prima di tutto la totale imperfezione della triade diabolica (Satana, l'Anticristo e il falso profeta), il loro desiderio di essere dio destinato ad essere eternamente disatteso, per quanto nel tempo della tribolazione essi saranno adorati come tali dalla popolazione mondiale non cristiana. Come ulteriore e più specifico significato, vorrei riportare anche quello legato alla persona di Nerone, riconosciuto grazie alla gematria: il sistema ebraico di numerologia che studia il valore numerico delle parole. Traducendo il nome latino NERO CAESAR in ebraico infatti abbiamo l'equivalente delle consonanti NRWN QSR. E poiché tutte le consonanti ebraiche hanno anche un valore numerico, la loro somma risulta essere la seguente9:

Il numero 666, indicato come numero d'uomo, sarebbe quindi il numero rappresentante l'imperatore Nerone. Egli infatti è stato così feroce nella sua persecuzione dei cristiani a Roma, da fomentare dopo la sua morte il terrore di un ritorno come Nero redivivus, che alcuni credevano avvenuto nella persona dell'imperatore Domiziano, a causa della sua opprimente autocrazia 10. Poiché l'Apocalisse è stata scritta durante il governo di quest'ultimo imperatore, è molto probabile che l'autore abbia associato il numero del futuro Anticristo a quello di Nerone e al terrore dilagante nel tempo di Domiziano, proprio come le profezie di Daniele da un punto di vista storico-critico vennero riferite ad Antioco VI Epìfane solo a titolo esemplificativo11, proiettando comunque lo sguardo verso l'Anticristo definitivo. LA CADUTA DI ROMA E DEL SUO FUTURO IMPERO Poi uno dei sette angeli che avevano le sette coppe venne a dirmi: «Vieni, ti farò vedere il giudizio che spetta alla grande prostituta che siede su molte acque. I re della terra hanno fornicato con lei e gli abitanti della terra si sono ubriacati con il vino della sua prostituzione». Egli mi trasportò in spirito nel deserto; e vidi una donna seduta sopra una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia, e che aveva sette teste e dieci corna. La donna era vestita di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle. In mano aveva un calice d'oro pieno di abominazioni e delle immondezze della sua

prostituzione. Sulla fronte aveva scritto un nome, un mistero: BABILONIA LA GRANDE, LA MADRE DELLE PROSTITUTE E DELLE ABOMINAZIONI DELLA TERRA. E vidi che quella donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia. L'angelo mi disse: «Perché ti meravigli? Io ti dirò il mistero della donna e della bestia con le sette teste e le dieci corna che la porta. La bestia che hai vista era, e non è; essa deve salire dall'abisso e andare in perdizione. Gli abitanti della terra, i cui nomi non sono stati scritti nel libro della vita fin dalla creazione del mondo, si meraviglieranno vedendo la bestia perché era, e non è, e verrà di nuovo. Qui occorre una mente che abbia intelligenza. Le sette teste sono sette monti sui quali la donna siede. Sono anche sette re: cinque sono caduti, uno è, l'altro non è ancora venuto; e quando sarà venuto, dovrà durare poco. E la bestia che era, e non è, è anch'essa un ottavo re, viene dai sette, e se ne va in perdizione. Le dieci corna che hai viste sono dieci re, che non hanno ancora ricevuto regno; ma riceveranno potere regale, per un'ora, insieme alla bestia. Essi hanno uno stesso pensiero e daranno la loro potenza e la loro autorità alla bestia. Combatteranno contro l'Agnello e l'Agnello li vincerà, perché egli è il Signore dei signori e il Re dei re; e vinceranno anche quelli che sono con lui, i chiamati, gli eletti e i fedeli». Poi mi disse: «Le acque che hai viste e sulle quali siede la prostituta, sono popoli, moltitudini, nazioni e lingue. Le dieci corna che hai viste e la bestia odieranno la prostituta, la spoglieranno e la lasceranno nuda, ne mangeranno le carni e la consumeranno con il fuoco. Infatti Dio ha messo nei loro cuori di eseguire il suo disegno che è di dare, di comune accordo, il loro regno alla bestia fino a che le parole di Dio siano adempiute. La donna che hai vista è la grande città che domina sui re della terra». Apocalisse c.17 Nel diciassettesimo capitolo dell'Apocalisse, incontriamo due ulteriori figure: la grande prostituta e la bestia su cui è seduta. Questa donna ha scritto sulla fronte un nome, ossia Babilonia la grande, tuttavia è detto che questo nome rappresenta un mistero, perciò non è da intendere letteralmente. Alla fine del I secolo d.C. la città di Babilonia aveva ben poca importanza, essa però viene utilizzata come simbolo a causa del suo ruolo di città empia manifestato soprattutto con la deportazione del Regno del Sud nel VI secolo a.C. Babilonia dunque diventa immagine della capitale dell'impero satanico per definizione, andando in questo caso a sovrapporsi alla città di Roma, esattamente come riportato anche nella prima epistola di Pietro (c.5, v.13). L'impero di Roma siede su molte acque, ossia signoreggia su popoli e re esattamente come anticipato dall'immagine della bestia che sale dal mare. La bestia su cui siede la prostituta invece, personifica la pretesa dell'imperatore di ricevere il culto riservato a Dio: i "nomi di bestemmia" sono infatti da intendersi alla luce della titolatura imperiale diffusa in età domizianea12. Le sette teste della bestia sono i sette monti su cui Roma siede (Aventino, Campidoglio, Celio, Esquilino, Palatino, Quirinale, Viminale), ma anche sette re: cinque caduti (Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone), uno che è (Vespasiano) e il settimo che durerà poco (Tito); l'ottavo invece è Domiziano, che viene dai sette in quanto incarna il terrore di un ritorno della furia di Nerone, come abbiamo visto in relazione al numero dell'Anticristo13. Riepilogando, la bestia rappresenta

l'impero di Roma che signoreggia su popoli e re, e le sue sette teste rappresentano i monti su cui siede Roma, oltre agli imperatori del I secolo. Le dieci corna invece sono i dieci re futuri (simboleggiati nella Scrittura anche dalle dieci dita della statua di Nabucodonosor e dalle dieci corna della bestia che sale dal mare). Questi futuri re arriveranno ad un certo punto ad odiare la prostituta, ossia l'autorità dell'impero di cui faranno parte, e lo cannibalizzeranno distruggendolo dall'interno, per donare tutti i poteri politici, economici, militari e religiosi unicamente all'Anticristo (secondo il disegno di Dio stesso). A questo punto però, nel culmine della furia satanica, finalmente "inizierà a staccarsi una pietra non spinta da mano": Dopo queste cose vidi scendere dal cielo un altro angelo che aveva una grande autorità, e la terra fu illuminata dal suo splendore. Egli gridò con voce potente: «È caduta, è caduta Babilonia la grande! È diventata ricettacolo di demòni, covo di ogni spirito immondo, rifugio di ogni uccello impuro e abominevole. Perché tutte le nazioni hanno bevuto del vino della sua prostituzione furente, e i re della terra hanno fornicato con lei, e i mercanti della terra si sono arricchiti con gli eccessi del suo lusso». Poi udii un'altra voce dal cielo che diceva: «Uscite da essa, o popolo mio, affinché non siate complici dei suoi peccati e non siate coinvolti nei suoi castighi; perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo e Dio si è ricordato delle sue iniquità. Usatele il trattamento che lei usava, datele doppia retribuzione per le sue opere; nel calice in cui ha versato ad altri, versatele il doppio. Datele tormento e afflizione nella stessa misura in cui ha glorificato se stessa e vissuto nel lusso. Poiché dice in cuor suo: "Io sono regina, non sono vedova e. Perciò in uno stesso giorno verranno i suoi flagelli: morte, lutto e fame, e sarà consumata dal fuoco; poiché potente è Dio, il Signore che l'ha giudicata. I re della terra, che fornicavano e vivevano in lascivie con lei, quando vedranno il fumo del suo incendio piangeranno e faranno cordoglio per lei. Spaventati dai suoi tormenti se ne staranno lontani e diranno: "Ahi! ahi! Babilonia, la gran città, la potente città! Il tuo giudizio è venuto in un momento!". I mercanti della terra piangeranno e faranno cordoglio per lei, perché nessuno compra più le loro merci: oro, argento, pietre preziose, perle, lino pregiato, porpora, seta, scarlatto, ogni varietà di legno odoroso, ogni varietà di oggetti d'avorio e di legno preziosissimo, bronzo, ferro, marmo, cannella, spezie, profumi, unguenti, incenso, vino, olio, fior di farina, grano, buoi, pecore, cavalli, carri e persino i corpi e le anime di uomini. I frutti che l'anima tua desiderava sono andati lontani da te; tutte le cose delicate e sontuose sono perdute per te e non si troveranno mai più. I mercanti di queste cose che sono stati arricchiti da lei se ne staranno lontani per timore del suo tormento, piangeranno e faranno cordoglio dicendo: "Ahi! ahi! La gran città ch'era vestita di lino fino, di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle! In un attimo una ricchezza così grande è stata distrutta". Tutti i piloti, tutti i naviganti, i marinai e quanti trafficano sul mare se ne staranno lontano e vedendo il fumo del suo incendio esclameranno: "Quale città fu mai simile a questa grande città?" E si getteranno della polvere sul capo e grideranno, piangeranno e faranno cordoglio dicendo: "Ahi! ahi! La gran città nella quale tutti quelli che avevano navi in mare si erano arricchiti con la sua opulenza! In un attimo è stata ridotta a un deserto". Rallègrati, o cielo, per la sua rovina! E voi, santi, apostoli

e profeti, rallegratevi perché Dio, giudicandola, vi ha reso giustizia». Poi un potente angelo sollevò una pietra grossa come una grande macina, e la gettò nel mare dicendo: «Così, con violenza, sarà precipitata Babilonia, la gran città, e non sarà più trovata. In te non si udranno più le armonie degli arpisti, né dei musicisti, né dei flautisti, né dei sonatori di tromba; né sarà più trovato in te artefice di qualunque arte, e non si udrà più in te rumore di macina. In te non brillerà più luce di lampada, e non si udrà più in te voce di sposo e di sposa; perché i tuoi mercanti erano i prìncipi della terra e perché tutte le nazioni sono state sedotte dalle tue magie. In lei è stato trovato il sangue dei profeti e dei santi e di tutti quelli che sono stati uccisi sulla terra». Apocalisse c.18 L'INSTAURAZIONE DEL REGNO DI DIO Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi erano una fiamma di fuoco, sul suo capo vi erano molti diademi e portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui. Era vestito di una veste tinta di sangue e il suo nome è la Parola di Dio. [...] E vidi la bestia e i re della terra e i loro eserciti radunati per far guerra a colui che era sul cavallo e al suo esercito. Ma la bestia fu presa, e con lei fu preso il falso profeta che aveva fatto prodigi davanti a lei, con i quali aveva sedotto quelli che avevano preso il marchio della bestia e quelli che adoravano la sua immagine. Tutti e due furono gettati vivi nello stagno ardente di fuoco e di zolfo. Apocalisse 19:11-13; 19, 20 Al termine dei tre anni della tribolazione, il Signore Gesù ritornerà assieme agli eserciti del cielo e getterà nello stagno di fuoco e zolfo l'Anticristo e il falso profeta, dove staranno per l'eternità. Satana sarà legato per mille anni (c.20 v.2), durante il regno messianico, dopodiché anch'egli sarà gettato nello stagno di fuoco assieme al falso profeta e alla bestia. I morti saranno giudicati secondo le loro opere (20:12) e tutti coloro che non saranno trovati nel celeste libro della vita, saranno gettati anch'essi nello stagno di fuoco (20:15). A questo punto, verranno all'esistenza un nuovo cielo e una nuova terra: il regno eterno di Dio. Questo regno non avrà mai fine, e sarà "il tabernacolo di Dio con gli uomini", ossia un luogo dove la piena presenza di Dio potrà essere in eterna comunione con gli eletti di tutti i tempi. Non ci sarà più morte, né cordoglio, né grido, né dolore, sarà una condizione completamente nuova. Satana sarà definitivamente allontanato e non potrà più sedurre alcun essere vivente. I suoi regimi saranno solo un vago ricordo, della stessa consistenza di una nuvola di vapore. Nessun uomo vorrà più "farsi un nome" o sottomettere altri uomini, nessuno vorrà e potrà fare danno in questo monte santo, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque coprono il fondo del mare (Is 11:9). Il peso della gloria di Dio riempirà questa creazione oltre il tempo e lo spazio, e i redenti potranno finalmente vivere nella condizione desiderata per tutta la loro vita mortale. Questa è finalmente la nuova creazione, questo è il regno di Dio.

Note: [1] Pawson David, Le chiavi della Bibbia, EUN, p. 439. [2] Id, Ibid. [3] Ryrie Charles C., Basi di teologia, La casa della Bibbia, p. 439. [4] Walwoord John F., Zuck Roy B., Investigare le Scritture - Nuovo Testamento, Casa della Bibbia, p. 1019. [5] Fra gli esegeti moderni è in voga l'interpretazione preterista, che vede nella bestia che sale dal mare il simbolo del solo Impero romano storico. Seguendo questo link è possibile approfondire il tema e leggere le motivazioni - da me condivise - che mettono in discussione questa interpretazione a fronte del riconoscimento in questa bestia di un nuovo impero futuro con le caratteristiche di tutti i precedenti, in linea con l'interpretazione futurista. [6] http://www.laparola.net/testo.php?versioni%5B %5D=Commentario&riferimento=Apocalisse13 [7] La Sacra Bibbia commentata da John McArthur, Società Biblica di Ginevra, p. 2021. [8] http://www.treccani.it/enciclopedia/culto-imperiale_%28Dizionario_di_Storia%29/ [9] http://www.fmboschetto.it/religione/Apocalisse/Apocalisse5.htm [10] Rinaldi Giancarlo, Cristianesimi nell'antichità, Edizioni GBU, p.312. [11] Id. Ibid., p. 313. [12] Id. Ibid. [13] Id. Ibid., p. 314.

Conclusione

La progressione degli eventi biblici, è per ogni credente una sublime mappa che permette di interpretare correttamente il passato, il presente ed il futuro senza possibilità di errore. La panoramica di insieme, e l'approfondimento dei singoli passaggi, consentono di comprendere le dinamiche e i principi spirituali che si celano dietro agli avvenimenti, ascoltando e riconoscendo la voce della saggezza di Dio che grida per le vie e per le piazze da tempo immemore (Pr. 1:20). Il Signore parla, comunica, conduce i suoi figli attraverso l'ostilità di una creazione decaduta, in cui il primo vero nemico è il cuore di ogni persona, insanabilmente maligno (Ger. 17:9). Camminando secondo lo Spirito, in modo naturale i cristiani possono allontanarsi dai desideri della carne (Gal. 5:16); e leggendo, meditando, studiando e pregando le Scritture, ogni credente può procedere nel rinnovamento della propria mente e conoscere per esperienza quale sia la buona, gradita e perfetta volontà di Dio (Rm. 12:2) per la propria vita, per la propria famiglia, per la propria comunità e per la propria nazione. Il tema trattato in questo libro è soltanto uno degli innumerevoli temi sviluppati nella Bibbia, e il mio desiderio è che ogni lettore – a qualsiasi livello culturale possa continuare personalmente nello studio e nell'approfondimento scritturale, allargando la propria mente e rinforzando il proprio spirito. Daniele 12:3 I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno. Studiamo la giustizia di Dio, apprendiamo dal Signore i suoi giudizi (Sl. 119:108), dimoriamo nelle sue parole e nel suo amore; in modo da poter di conseguenza testimoniare ed insegnare ad altri queste nostre preziose esperienze. Chi insegnerà a molti la giustizia, rispenderà come le stelle in eterno; e a chi vince e persevera nelle opere del Signore sino alla fine, egli darà potere sulle nazioni, per reggerle con una verga di ferro e frantumarle come vasi d'argilla (Ap. 2:26,27). Viviamo consapevolmente le difficoltà del presente, con piena coscienza che il meglio deve ancora venire. Marana tha. Vieni, Signore Gesù.

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